I luoghi del delitto: il palazzo Saluzzo Paesana

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C’è un elegante palazzo risalente al Settecento che domina l’isolato stretto tra le vie Garibaldi, del Carmine e della Consolata che, agli inizi del Novecento, fu teatro di un macabro delitto, quello della piccola Veronica Zucca, vittima del maniaco seriale Giovanni Gioli.

É il palazzo Saluzzo di Paesana, opera dell’architetto Gian Giacomo Plantery realizzata su commessa di Baldassarre Saluzzo di Paesana, Cavaliere della Santissima Annunziata, conte di Paesana, Oncino, Ostana e Castellazzo. 

Agli inizi del secolo scorso il palazzo era abitato, oltre che dai discendenti del conte, da diverse famiglie. Come molti altri edifici storici di Torino, il palazzo Saluzzo Paesana, nasconde sotto il piano stradale un dedalo di cunicoli che sono meglio conosciuti come “Infernotti“. 

Infernotti 1

Proprio qui, nel 1903, venne rinvenuto il corpicino della piccola Veronica Zucca, figlia dei titolari del caffè Savoia (affacciato su piazza Paesana, oggi piazza Savoia). La piccola giaceva schiacciata a forza in una vecchia cassa in legno – di quelle che si usavano nelle case padronali per stiparvi la biancheria – sulla quale era stato posto un vaso da fiori ricolmo di terra. Il ritrovamento, avvenuto molto tempo dopo il delitto, permise di scoprire che la bimba era stata prima trafitta da 16 coltellate e poi nascosta in uno degli infernotti. 

A fare la macabra scoperta fu un falegname che era stato chiamato per sostituire gli infissi del palazzo. 

Poco tempo dopo un’altra bambina, Teresina Demaria, venne ritrovata quasi esanime adagiata su un mucchio di rottami abbandonati in uno degli infernotti. Solo la prontezza dell’allora portinaio Carlo Tosi permise di salvare la vita a Teresina. 

Palazzo Saluzzo Paesana

Sia Teresina che Veronica erano vittime di quello che passò alla storia come il primo serial killer italiano, Giovanni Gioli, un ragazzo di 23 anni con un grave ritardo mentale che aveva sviluppato un’insana passione per le bambine molto piccole. Nel corso del processo che portò alla condanna a 25 anni di carcere (evitò l’ergastolo solo per la riconosciuta semi-infermità mentale) il Gioli confessò infatti altre sevizie e molestie ai danni di bambine, probabilmente mai denunciate. 

Oggi il palazzo Saluzzo di Paesana è adibito ad abitazioni private e all’interno si trova ancora, seppure in dimensioni ridotte rispetto alle origini, l’appartamento padronale del conte Saluzzo di Paesana arricchito da alcuni affreschi del Guidobono. L’appartamento può essere visitato anche individualmente ogni primo lunedì del mese, su prenotazione. Il Palazzo è poi sede di diverse iniziative culturali. 

Da via della Consolata è possibile sbirciare nell’ampio cortile che ricorda per stile e dimensioni quello di Palazzo di Città, oggi sede del Comune di Torino. 

 

 

 

 

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